martedì 29 maggio 2012

Roma - Villa Madama, 25/05/2012
Intervento del Presidente Napolitano alla celebrazione della Giornata dell'Africa
Signor Ministro degli Affari Esteri
Signor Commissario Straordinario dell'ISIAO
Signor Decano del Corpo Diplomatico Africano,
Signor Rappresentante della Presidenza di turno dell'Unione Africana,
Signori Ambasciatori,
Signore e Signori,
Come ogni 25 maggio sono lieto di celebrare con Voi la fondazione dell'Organizzazione
dell'Unità Africana.
L'Italia guarda all'Africa con rinnovata attenzione. Ne è testimonianza concreta il viaggio
appena compiuto dal Ministro Terzi, qui al mio fianco, in Etiopia e Mozambico.
In un continente attraversato da fermenti di speranza e di rinnovamento, molti Stati
africani stanno compiendo progressi rapidi e sostenuti. Dunque "l'Africa può farcela".
Anche se troppe parti del continente restano ostaggio di cruciali crisi irrisolte, nel Sahel ;
nel Corno d'Africa , nei Grandi Laghi , con pesanti conseguenze umanitarie, e sono esposte
a sfide destabilizzanti, quali la piaga della pirateria, la penetrazione di movimenti
terroristici e il diffondersi di un fondamentalismo violento e intollerante. Sono questi i
lacci che impediscono all'intera Africa, di esplicare le enormi potenzialità fisiche e umane
di cui dispone. E, liberandosene, gli Africani possono veramente fare del XXI secolo il
"Secolo Africano".
La stabilità regionale è conditio sine qua non per il decollo dell'intero continente. E solo
gli Africani possono stabilizzare l'Africa. L'Italia, l'Unione Europea, l'Alleanza Atlantica
possono aiutare, come già stanno facendo, nella fondamentale cornice delle Nazioni Unite
e delle agenzie specializzate, ma la responsabilità principale ricade sugli Africani. Il
rafforzamento dell'Unione Africana è determinante per il futuro del continente.
Altrettanto importante il ruolo delle Organizzazioni sub-regionali. Sta a loro, insieme
all'Unione Africana, operare per il superamento delle barriere infra-continentali, per
favorire forme d'integrazione economica basate su scambi commerciali aperti e sulla
condivisione delle best practices di buon governo e di sviluppo sostenibile.
La difficile congiuntura economica che attanaglia l'Europa fa più che mai dell'Africa un
partner indispensabile. Abbiamo bisogno gli uni degli altri: rappresentiamo poco più di un
quinto della popolazione mondiale, ma in un rapporto che si sta invertendo. Nel 2050
l'Africa salirà al 15%, mentre l'Unione Europea scenderà a meno della metà, poco più del
7% . Africani e europei, insieme, possono fare dei due continenti, uniti dal Mediterraneo,
una regione stabile politicamente, dinamica economicamente e vibrante culturalmente, in
grado di collaborare e competere da pari a pari con qualsiasi altra parte del mondo.
Certo, molto resta ancora da fare per consolidare le nuove basi del rapporto euro-africano.
L'Unione Europea è chiamata a una visione strategica dei rapporti con il continente
una regione stabile politicamente, dinamica economicamente e vibrante culturalmente, in
grado di collaborare e competere da pari a pari con qualsiasi altra parte del mondo.
Certo, molto resta ancora da fare per consolidare le nuove basi del rapporto euro-africano.
L'Unione Europea è chiamata a una visione strategica dei rapporti con il continente
africano; l'Unione Africana a guidare il continente al traguardo della lunga marcia
intrapresa dagli anni della decolonizzazione e dell'apartheid.
Grazie al cammino già compiuto, l'Africa si affaccia oggi sulla scena internazionale come
un continente giovane, politicamente e anagraficamente. Sfidando le contraddizioni che
Voi ben conoscete, molti paesi africani si collocano in testa alle classifiche dei maggiori
tassi di crescita. E non soltanto grazie alle materie prime e alle risorse energetiche -
semmai perché mostrano una rinnovata volontà di farne buon uso. Fra le dieci economie
mondiali maggiormente cresciute nell'ultimo decennio troviamo ben sei paesi africani.
Nel caso africano lo sviluppo economico si accompagna allo sviluppo sociale : la classe
media africana da 60 mi
aride cifre si nasconde una trasformazione ben più complessa e profonda : là dove c'è
crescita, aumentano i redditi delle famiglie, si prospettano livelli di istruzione, sanità e
consumi propri di una società urbana in rapida espansione, si modernizza la vita nelle
campagne, si sviluppano una dirigenza e un'imprenditorialità dinamiche e qualificate. In
quella parte dell'Africa che sempre più si urbanizza l'agricoltura continuerà ad avere un
ruolo fondamentale negli equilibrî del continente. Non solo l'Africa dovrà essere capace di
lioni salirà a 100 milioni di individui di qui al 2015. Dietro le
nutrire se stessa, a tassi di crescita demografica e di urbanizzazione elevati, ma, con
un'area coltivabile pari a tre volte quella di un grande esportatore come il Brasile, ha la
capacità di diventare una potenza agricola di statura mondiale. Condizione indispensabile
sarà la possibilità di accedere ai mercati internazionali .
Sta a noi stimolare la presenza degli imprenditori italiani e europei in Africa, in una
gamma di promettenti settori che vanno dall'energetico agli investimenti industriali e
infrastrutturali.
Sta a Voi, amici africani, sviluppare le vostre enormi potenzialità e cogliere appieno le
opportunità di un mondo integrato e interdipendente.
Signori Ambasciatori
Lo sviluppo economico è un fenomeno complesso. Alle storie di successo concorrono in
modo determinante il buon governo politico, la trasparenza delle istituzioni, la coesione
sociale, il rispetto dei diritti umani, delle minoranze e delle libertà fondamentali, fra le
quali quella religiosa occupa un posto centrale.
Dal gennaio del 2011, il vento del rinnovamento civile e politico si è levato potente e
liberatore dal Nord Africa del risveglio arabo. Si è avviato un processo complesso e denso
d'incognite, ma anche di segnali positivi e incoraggianti. Movimenti politici islamici, nel
pieno rispetto dei principî democratici, si stanno affermando quali attori fondamentali del
nuovo clima democratico.
Così in Tunisia, nella quale, in occasione della mia recente visita, ho incontrato una
dirigenza politica intenta a gettare le fondamenta costituzionali del nuovo Stato. In questi
giorni si stanno tenendo in Egitto le prime elezioni presidenziali autenticamente
democratiche. In luglio la Libia andrà alle urne.
nuovo clima democratico.
Così in Tunisia, nella quale, in occasione della mia recente visita, ho incontrato una
dirigenza politica intenta a gettare le fondamenta costituzionali del nuovo Stato. In questi
giorni si stanno tenendo in Egitto le prime elezioni presidenziali autenticamente
democratiche. In luglio la Libia andrà alle urne.
Commettono un tragico errore i governanti là dove, come nella vicina Siria, respingono
con la forza e la violenza le legittime rivendicazioni dei loro popoli, travestendo la
repressione sotto le mentite spoglie della stabilità.
Nei paesi in cui il cambiamento politico non ha potuto essere soffocato e si è
impetuosamente affermato, la crisi economica è il principale nemico delle aspirazioni dei
giovani e di quanti si sono battuti per la libertà. La transizione sarà più difficile e faticosa
della rivoluzione. Ma non è motivo per deflettere dal cammino intrapreso: semmai per
raddoppiare gli sforzi. E occorrono scelte europee, coraggiose e lungimiranti che li
sostengano concretamente.
Signor Ministro degli Esteri
Autorità
Signori Ambasciatori
Nel ritrovarci quest'anno, nella bellissima cornice di Villa Madama, sentiamo la mancanza
di chi è stato l'ispiratore e organizzatore della Giornata dell'Africa: il Professor Gherardo
Gnoli. Ricordiamo tutti il suo impegno, in questo appuntamento annuale, nel mettere a
fuoco l'Africa e nel valorizzare la presenza del Corpo Diplomatico africano a Roma,
avvalendosi del'Istituto Italiano dell'Africa e dell'Oriente di cui fu a lungo alla guida.
Il suo esempio deve essere d'incoraggiamento e stimolo per la ristrutturazione e il rilancio
dell'ISIAO. Mi rivolgo in particolare al Commissario Straordinario, Ambasciatore Antonio
Armellini, al quale tengo a ribadire la mia personale stima e l'apprezzamento per avere
assunto questo difficile incarico.
Nel momento in cui l'Africa si affaccia con rinnovata e fresca vitalità sulla scena mondiale,
l'Italia ha bisogno ancor più di un centro propulsore di attività e studi, come l'ISIAO, per
capitalizzare il patrimonio accumulato in decenni di rapporti fecondi col continente
africano.
Vi ringrazio della Vostra presenza e della Vostra attenzione.

CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA DELL’ AFRICA

IN OCCASIONE

DEL 49° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DELL’ ORGANIZZAZIONE DELL’UNITA’ AFRICANA

Roma, Villa Madama, 25 Maggio 2012





INTERVENTO DELL’AMBASCIATORE ANTONIO ARMELLINI, COMMISSARIO LIQUIDATORE DELL’ IsIAO




Signor Presidente della Repubblica
Signor Ministro degli Affari Esteri
Signor Decano del Corpo Diplomatico africano in Italia
Signora Rappresentante della Presidenza dell’Unione Africana
Eccellenze, Signore e Signori

            Mi sia consentito, in occasione della celebrazione della Giornata dell’Africa nel 49° anniversario della costituzione dell’Organizzazione dell’Unità Africana, di rivolgere  innanzitutto il mio pensiero alla figura di Gherardo Gnoli, che di questo Istituto ha assicurato per molti anni una guida di grande e riconosciuto prestigio. La sua scomparsa ha aperto nel mondo scientifico ed accademico un vuoto che sarà difficile colmare: resta la preziosa eredità di un esempio, e di un insegnamento da cui hanno tratto giovamento intere generazioni di studiosi. Di esso l’IsIAO ha avuto la fortuna di essere testimone e recettore privilegiato.
            La sua presenza qui oggi, Signor Presidente, testimonia nella maniera più alta l’attenzione che l’Italia presta ai paesi del Continente Africano. L’Africa è il luogo in cui l’homo sapiens ha mosso i primi passi lungo il cammino di una storia  che ci accomuna tutti, aldilà di vicissitudini e vincoli che pure hanno inciso nella nostra percezione reciproca. L’Italia ha una tradizione antica di rapporti con questo Continente, che trovano oggi ulteriore alimento nella visione condivisa dei valori fondanti della democrazia e della libertà, unitamente alla coscienza che la crescita degli uni non può prescindere da quella degli altri. Le sfide della globalizzazione vedono l’Africa sottrarsi sempre più a logiche superate di dipendenza, per assumere un ruolo di primo piano nella riconfigurazione degli assi Nord-Sud e Sud-Sud delle relazioni internazionali. La primavera di democrazia che ha travalicato i confini angusti della tradizione in parti significative del Continente africano, ha aperto con la sua spinta tumultuosa nuove prospettive per il futuro delle nostre società. Ebbene,  in tutte queste dimensioni l’Italia si pone come un partner partecipe ed attento, pronto a cogliere ogni opportunità di cooperazione in uno spirito di rispetto reciproco e di forte impegno democratico.
            L’IsIAO – erede  dell’ISMEO e dell’Istituto Italo-Africano – racchiude da oltre un secolo quanto di meglio l’Italia ha fatto nei suoi rapporti con l’Africa. Esso possiede la seconda biblioteca africanistica d’Europa per importanza e il suo bagaglio scientifico e di esperienze costituiscono un patrimonio vivo e vitale, che l’impegno dei soci – a partire da quello insostituibile del suo Presidente onorario Senatore Tullia Carettoni Romagnoli – ha continuato ad arricchire di sempre nuovi contenuti, in una feconda sinergia con il mondo scientifico ed accademico italiano, internazionale e. in particolare, africano. E’ importante che tale patrimonio non venga disperso, ma possa costituire il lievito di un rinnovato slancio, in cui la valorizzazione dell’eredità storica si accompagni ad una puntuale attenzione ai temi della contemporaneità.
Signor Presidente,
            L’IsIAO attraversa una fase difficile, legata in parte a fattori contingenti ma anche – in misura non secondaria – alle difficoltà che il mondo della cultura incontra ovunque, in un contesto di esigenze crescenti e di risorse drammaticamente  inadeguate. E tuttavia, credo che un centro di ricerca rivolto a due continenti – l’Africa e l’Asia – dai quali dipendono non solo i futuri equilibri mondiali, ma la stessa sopravvivenza dell’Italia come paese trasformatore industrialmente avanzato, possa legittimamente aspirare a svolgere un ruolo commisurato non solo all’importanza del suo passato, ma altresì a quella delle sfide che si presentano per il futuro. Il mio  impegno – nel quale sono onorato di poter contare sul costante appoggio di quanti hanno a cuore le sorti di questa gloriosa istituzione - é rivolto al sollecito superamento delle difficoltà che ancora si frappongono ad una considerazione positiva delle ipotesi di futuro, in una con la ricerca di modi e mezzi che possano consentire al patrimonio di esperienze, storia ed attività di cui l’IsIAO è così ricco, di trovare   spazi di rilancio e crescita nell’interesse non solo della comunità scientifica ma, se mi è consentito, delle priorità della politica estera del paese. Nel guardare a tale sfida invero impegnativa, la mente corre all’esempio dei grandi fiumi africani: così come essi possono essere fonte di ricchezza condivisa, quando i diversi affluenti continuino a versare in essi il dono delle loro risorse, e diventano per contro causa di miseria e siccità, quando gli affluenti si disperdono in mille rivoli che conducono verso il deserto,   anche nel caso del fiume dell’IsIAO lo sforzo dovrà essere rivolto a conservare tutta intera la ricchezza dei suoi contenuti, senza cadere nella tentazione di inseguire rivoli destinati al deserto.
Grazie 

Intervento del Ministro Terzi in occasione della Giornata dell’Africa

Roma 25 Maggio 2012
(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Signor Presidente,
Signore e Signori,
desidero innanzitutto ringraziare il Signor Presidente della Repubblica per l’alto onore che ci riserva con la sua partecipazione così significativa a questo incontro annuale sull’Africa.
Rivolgo il mio saluto a tutti i presenti, e in particolare al Vice Presidente del Senato, Senatore Bonino, al Vice Presidente della Camera dei Deputati, Onorevole Buttiglione, al Ministro Riccardi, al Giudice costituzionale Mazzella, ai Sottosegretari Dassù e de Mistura, all’Onorevole Boniver, agli Ambasciatori e ai componenti del corpo diplomatico africano accreditati presso il Quirinale.
Vorrei cogliere questa circostanza per riconoscere il lavoro e l’appassionato contributo di quanti operano nell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente. L’ISIAO può e deve rapidamente superare questa complessa fase di riassetto organizzativo e finanziario; deve riprendere in pieno e rilanciare la sua così meritevole attività di studio, di ricerca e di promozione dei rapporti fra l’Italia e i Paesi dell’Africa e dell’Oriente.
Signor Presidente,
ricorre oggi il 49° anniversario della nascita dell’Organizzazione dell’Unità Africana. Dieci anni orsono, la creazione dell’Unione Africana ha fornito all’intero continente una solida cornice per avviare un percorso lungamente auspicato di integrazione politica ed economica, basato su principi condivisi. Anche grazie a questa scelta, l’Africa ha rapidamente accresciuto il proprio ruolo nella governance globale. Ne è la prova la sua partecipazione al G20 e al segmento New Alliance del G8.
La sicurezza e la prosperità del continente europeo non possono prescindere dalla cooperazione con quello africano. Per condurre un’efficace lotta al terrorismo, ai cambiamenti climatici, alla pirateria, alla criminalità organizzata, nonchè per riformare l’architettura globale e in particolare quella delle Nazioni Unite, l’Africa è un “partner” indispensabile. Nei Paesi del continente africano ricerchiamo e troviamo importanti interazioni per fare avanzare l’agenda dei diritti umani: mi riferisco, ad esempio, alle campagne in cui l’Italia è in prima linea per l’abolizione della pena di morte e per combattere la piaga dei bambini soldato e delle mutilazioni genitali femminili.
L’Africa è per noi fonte di grande ottimismo. Guardando alle dinamiche africane, incontrando i leaders politici africani - democratici, pluralisti e con un alto senso dello Stato -, visitando i Paesi dell’Africa in cui si è consolidata l’economia di mercato e crescono le classi medie, si avverte un forte messaggio di fiducia. Ecco perché ha colto nel segno il titolo di una recente copertina dell’Economist, che ha definito l’Africa come lo “hopeful continent”. L’Africa è diventato un continente di opportunità, un continente nel quale le nostre economie e le nostre società civili possono interagire in un partenariato paritario e mutualmente vantaggioso.
I risultati conseguiti dai Paesi africani sono molto promettenti. Sei di loro corrispondono alle dieci economie più dinamiche al mondo, con tassi di crescita fra il 7,6% e l’11%. Nelle mie recenti visite in Etiopia, all’Unione Africana e in Mozambico ho constatato la grande vitalità di iniziative economiche e lo spessore dell’impegno africano alla soluzione dei problemi che ostacolano la pace e la sicurezza regionale. Mi è parsa evidente una grande volontà, sempre più orientata allo sviluppo di rapporti imperniati su un pieno partenariato, più che sulla tradizionale cooperazione, che trova in ogni caso l’Italia fra i suoi più convinti sostenitori dello sviluppo sociale e del raggiungimento degli obiettivi del millennio: in particolare, per quanto riguarda la lotta alla povertà, la promozione della salute materna e dell’infanzia.
E’ quindi realistico pensare all’Africa come a una grande area permeabile alle spinte positive della globalizzazione e finalmente partecipe di un processo di sviluppo del pianeta. Un’Africa che possa essere saldamente legata all’Europa da intensi e paritari scambi economici e commerciali, e non più solo dalla geografia. E la saldatura può essere assicurata da quei Paesi, come il nostro, che da sempre guardano al continente africano con sentimenti di naturale simpatia e calorosa apertura.
Come ha osservato il Presidente della Liberia e Premio Nobel, Ellen Johnson Sirleaf: We have to first secure the peace, we have to make our nation secure, people must feel safe and confident. La pace e la sicurezza sono il prerequisito per soddisfare le esigenze e le aspirazioni dei popoli.
Ho ravvisato questa profonda consapevolezza nei miei colloqui con la dirigenza dell’Unione Africana e dell’IGAD, che ho incontrato ad Addis Abeba il 3 maggio. Una convinzione testimoniata in concreto dal significativo e crescente contributo delle organizzazioni africane alla soluzione delle crisi regionali. I Paesi africani affrontano queste sfide nel nome di una ownership che non è responsabilità in solitudine, ma coscienza dei propri mezzi, nel convincimento che la priorità assoluta sia scongiurare l’enorme costo umano e finanziario dei conflitti.
Per il Governo italiano la sicurezza dell’Africa è fondamentale. E non mi riferisco solo ai Paesi del Nord Africa, in favore dei quali non lesiniamo sforzi diretti a consolidarne la stabilità e a favorirne la ripresa economica dopo la primavera araba. Un elemento emerso in tutti gli incontri con i nuovi leaders arabi é la forte “domanda di Italia”. Il successo riscosso dalle visite del Presidente del Consiglio in Libia ed Egitto e la straordinaria risonanza della visita ufficiale che Lei, Signor Presidente, ha svolto in Tunisia il 16 e 17 maggio scorsi hanno coronato una stagione di contatti frequenti e approfonditi con tutti i Paesi dell’Africa mediterranea. Quella Sua, Signor Presidente, è stata la prima visita di un Capo di Stato europeo nella nuova Tunisia, colta dalle Autorità e dall'opinione pubblica tunisine come un fondamentale impulso ai valori di democrazia e di libertà.
Rivolgiamo attenzione crescente anche al Sahel, un’ampia area, attraversata da forti tensioni. L’Italia è impegnata a favorire forme di dialogo, a rafforzare le capacità di controllo del territorio, soprattutto delle frontiere. Un’altra area d’instabilità endemica dove si concentra l’azione italiana è il Corno d’Africa. Antichi rancori hanno scavato solchi profondi. Da ultimo, le tensioni tra Sudan e Sud Sudan. L’Italia fu testimone degli Accordi di Pace nel 2005 e non assiste indifferente all’acuirsi della crisi. Occorre che entrambi i Paesi diano piena attuazione alla risoluzione 2046 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e si affidino con spirito costruttivo alla mediazione dell’Unione Africana.
La crisi più drammatica rimane quella somala. Il Governo italiano ribadisce il proprio impegno per la Somalia, un’intera generazione di giovani al di sotto dei trent’anni non conosce il significato delle parole pace e convivenza civile. Abbiamo sostenuto il processo di transizione nato sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Abbiamo contribuito a rafforzare le Istituzioni Federali Transitorie, che il 20 agosto dovranno lasciare il posto a uno Stato somalo con nuovi basi istituzionali e politiche. L’Italia ha un approccio onnicomprensivo: all’aiuto umanitario si accompagnano non solo il sostegno finanziario alle Forze di sicurezza somale e ad AMISOM, ma anche la partecipazione alla Missione di formazione di forze di sicurezza somale, EUTM. Il successo può essere a portata di mano: l’insorgenza degli Shabaab non è più solo contenuta, è ora decisamente respinta. Fra pochi giorni avrà luogo la Conferenza di Istanbul. Il 2-3 luglio ospiteremo a Roma la riunione del Gruppo Internazionale di Contatto. Mi aspetto da questi appuntamenti progressi concreti e un impulso decisivo alla fase finale della transizione somala.
Parlare di Somalia evoca inevitabilmente una delle minacce più insidiose alla sicurezza internazionale. Mi riferisco alla pirateria, che trae origine dalla situazione di anarchia presente lungo ampi tratti delle coste somale. Colpendo le rotte nell’Oceano Indiano, essa tocca non solo tutti i Paesi rivieraschi, ma anche l’intera comunità internazionale. Occorre una risposta forte, coordinata e coesa a livello mondiale. Servono regole marittime certe, universalmente riconosciute e rispettate da tutti i Paesi impegnati in questa difficile sfida. Vorrei ribadire in questa sede il principio fondamentale per tutte le nazioni impegnate nel contrasto alla pirateria: quello della giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera e dell’immunità funzionale dei militari impegnati in operazioni anti pirateria.
Signor Presidente,
L’Italia crede che la migliore garanzia per la pace sia lo sviluppo. Per questo sentiamo la responsabilità di contribuire alla crescita economica e sociale dell’Africa. Lo dimostra l’Iniziativa per la Sicurezza Alimentare lanciata nel 2009 all’Aquila dal G8 a presidenza italiana. Abbiamo posto al centro dell’agenda internazionale la sicurezza alimentare. La lungimiranza di questa impostazione è stata confermata al G8 di Camp David, dove il Presidente Obama ha lanciato, come seguito dell’Iniziativa dell’Aquila, la “New Alliance”, focalizzata sulla sicurezza alimentare in Africa.
Anche all’interno dell’Unione Europea, l’Italia sostiene un approccio globale, che abbandoni la logica donatore-beneficiario. Il Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 allocherà più di 70 miliardi di euro all’azione esterna della UE. L’Italia insiste per la creazione di uno specifico Programma Panafricano, che dovrà finanziare attività a dimensione regionale, continentale e globale per l’Africa.
Desidero sottolineare la logica di fondo dell’azione italiana. Non solo assistenza, ma volontà di costruire una convergenza profonda di valori. Nel rispetto delle diversità culturali, l’Italia crede che possa esserci libertà dal bisogno solo garantendo l’universalità dei diritti. I diritti umani sono per noi tema irrinunciabile. La libertà di religione è oggi motivo di preoccupazione. Numerosi e gravi episodi di violenza settaria hanno colpito minoranze religiose, prevalentemente cristiane, in varie regioni dell'Africa. Condanniamo questi episodi efferati. E sosteniamo il dialogo interculturale ed interreligioso, senza il quale una pace vera e duratura non è possibile.
Signor Presidente, Signori Ambasciatori,
Nelson Mandela, rivolgendosi nel 1998 ai leaders africani riuniti nell’Organizzazione dell’Unità Africana, disse: Vi diamo la responsabilità di condurre i nostri popoli e l’intero continente nel nuovo mondo del prossimo secolo – che deve essere un secolo africano – durante il quale tutto il nostro popolo sarà liberato dall’amarezza nata dalla marginalizzazione e dal degrado del nostro fiero continente africano. Gli sviluppi degli ultimi anni stanno dimostrando quanto profetiche fossero quelle parole. Questo è il secolo africano.
Grazie.








Allocution de Son Excellence  Monsieur
 KAMARA DEKAMO Mamadou,
Ambassadeur Extraordinaire
et Plénipotentiaire de la République
 du Congo en Italie  &
 Doyen du Corps Diplomatique Africain

A

  l’occasion  de la célébration
 de la Journée   de l’Afrique





                                                            


                                                                            Rome, le 25 Mai 2012



-     Excellence Monsieur le Président de la République 

-     Excellence Monsieur le Ministre des Affaires Etrangères

-     Excellence  Madame l’Ambassadeur Extraordinaire et Plénipotentiaire de la République du Benin, Représentant le Président de l’Union Africaine 

-     Vénérables Sénateurs et Honorables Députés

-     Excellences Mesdames et Messieurs les Ambassadeurs et Chers Collègues 

-     Mesdames, Messieurs

-     Distingués invités


      C’est un grand honneur et un immense privilège que vous nous offrez de vous accueillir ce jour 25 Mai 2012 à cette importante Cérémonie de commémoration de la Journée de l’Afrique.

       Au nom du Corps Diplomatique Africain en Italie et en mon nom propre, je vous souhaite la chaleureuse bienvenue et vous remercie du fond du cœur pour avoir répondu à notre invitation, en dépit de vos hautes et multiples occupations et de votre agenda que je sais très chargé.





       Votre présence à cet événement témoigne de l’importance que vous attachez à la cause de notre très Cher continent en ce moment où celui-ci fait face à de nombreux défis, notamment :

       - la bonne gouvernance politique et économique ;
       - les conflits armés ;
       - le réchauffement climatique ;
       - la lutte contre la pauvreté.

       Je voudrais aussi par la même occasion remercier la Représentante du Président de l’Union Africaine, qui n’a ménagé aucun effort pour la réussite de cette Journée.

-     Excellence Monsieur le Président de la République,

Cette journée de l’Afrique, se commémore cinq jours après le tremblement de terre qui a frappé la région de l’Emilia Romagna (Modena, Ferrara….) dans le nord-est de l’Italie qui a occasionné sept (7) morts, cinquante (50) blessés et cinq mille personnes sans abris et de graves dégâts matériels.

  Elle se tient aussi après l’explosion d’une bombe au lycée « Morvillo Falcone » de Brindisi ayant fait une (1) victime et quelques blessés.

  Dans ces nouvelles épreuves qui frappent l’Italie, je voudrais, , au nom du Corps Diplomatique Africain en Italie et en mon nom propre, vous exprimer , à vous et au peuple italien notre pleine solidarité. Je m’associe par la même occasion  au deuil et à la détresse des familles auxquelles j’adresse mes condoléances les plus attristées.


-     Excellence Monsieur le Président de la République,

       Le Corps Diplomatique africain à Rome vient de mettre en place une association dénommée « Corps Diplomatique Africain  Rome-Italie » le 11 octobre 2011. Elle regroupe les trente-huit (38) Ambassades Africaines accréditées près le Quirinal. Cette initiative  démontre l’Intérêt que le continent Africain accorde au renforcement  des relations avec l’Italie.


-     Excellence Monsieur le Président de la République 

       Le Corps Diplomatique Africain est conscient des difficultés économiques que traverse votre pays en ce moment. C’est le lieu de saluer toutes les réformes qui sont menées par le Gouvernement italien en vue de relancer la croissance économique du pays.

  J’ai bon espoir que le peuple et les dirigeants italiens surmonteront ces difficultés pour permettre une « nouvelle Italie » qui redonnera confiance aux investisseurs.
      
-     Vive l’Afrique,
-     Vive l’Italie,
-     Vive l’amitié entre l’Afrique et l’Italie.

Je vous remercie.



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