martedì 5 marzo 2013

 

Il Progetto ECORVIETO si propone di valorizzare le eccellenze culturali e le esperienze di sostenibilità ambientale del territorio orvietano nell’ambito di una Summer School con l’obiettivo di dare vita ad una struttura permanente sulla "green economy" aperta a partecipanti provenienti da Europa, America, Africa, Asia, con particolare riguardo alla Cina.
il Progetto ECORVIETO si articola in una serie di 5 Incontri Organizzativi e di Progettazione (8 febbraio già svolto, 8 marzo il prossimo, 12 aprile, 10, 11 e 12 maggio con Green Festival, 14 giugno) con l’intento di affrontare i temi della valorizzazione del patrimonio culturale nel quadro della sostenibilità ambientale e al contempo definire il programma, la struttura e la organizzazione della Summer School.
Particolare attenzione si dovrà dedicare alle differenze culturali e di linguaggio insieme alle comuni priorità che il tema della sostenibilità ambientale comporta per la modifica degli stili di vita di tutti gli abitanti del pianeta.
Il secondo Incontro del Progetto ECORVIETO capita nella giornata che tradizionalmente viene dedicata a riflettere sul ruolo della donna nella società. Quale migliore occasione per invitare rappresentanti delle professioni e della imprenditoria a dare la loro esperienza sulla natura culturale della sfida ambientale che ci attende nei prossimi anni dal loro punto di vista di donne impegnate con la tradizionale sensibilità su questi temi anche a livello internazionale.
Potremo ascoltare le testimonianze e le riflessioni offerte da Anna Maria Meoni, psichiatra e Presidente FIDAPA, Livia Cannella, architetto, Sara Corradini, neolaureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, Maria Salvati, sinologa, Federica Romagnoli, esperta di marketing insieme a Darya Tordi, esperta di comunicazioni e di cultura americana, Barbara Santini, esperta di moda, Serena Croce e Marina Mari, esperte di relazioni con Università americane e Raffaela Villani, docente di materie scientifiche. Moderatore dell’Incontro sarà Bruno Grassetti, Presidente del CEFORM
(Centro Europeo per la Formazione).
Fondazione per il Centro Studi "Città di Orvieto" L’Incontro si svolge ad Orvieto presso la sede della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto, nel Palazzo Simoncelli, in Piazza del Popolo 16.
I lavori avranno inizio alle ore 11 e si concluderanno alle ore 17 con un intervallo per il pranzo.
La partecipazione è gratuita.

lunedì 4 marzo 2013

Thursday, February 28, 2013 12:26 PM
Subject:
I: Lettera del sindaco di Lampedusa - Fwd: Il silenzio dell'Europa
 
----- Messaggio inoltrato -----
Da:
"
loredia@tiscali.it" <loredia@tiscali.it>
A:
Anna Rizzi <anna_rizzi@yahoo.it>; andrea <accomazzi@libero.it>; Monica <Monica.Villa@disney.com>; Gabry <gabriella.taroni@fastwebnet.it>; cristina della Luna <cristinadellaluna@gmail.com>
Inviato:
Martedì 26 Febbraio 2013 14:24
Oggetto:
Lettera del sindaco di Lampedusa - Fwd: Il silenzio dell'Europa
 
Da Antonella
>
> riceviamo con richiesta di massima diffusione:
>
Ogg: Lettera del Sindaco di Lampedusa
>
> (Una lettera del nuovo
sindaco di Lampedusa. Se potete, fatela girare)
>
> Sono il nuovo
Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a
> maggio 2012,
al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di
> persone
annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è
>
una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.
> Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci
della
> provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11
salme,
> perch&e acute; il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne
faremo altri, ma
> rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere
grande il cimitero della mia
> isola?
> Non riesco a comprendere come
una simile tragedia possa essere
> considerata normale, come si possa
rimuovere dalla vita quotidiana l'idea, per
> esempio, che 11 persone,
tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini
> di 11 e 13 anni,
possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio
>
che avrebbe dovuto essere per loro l'inizio di una nuova vita. Ne sono
> stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è
sempre di gran lunga
> superiore al numero dei corpi che il mare
restituisce.
> Sono indignata dall'assuefazione che sembra avere
contagiato tutti,
> sono scandalizzata dal silenzio dell'Europa che ha
appena ricevuto il Nobel
> della Pace e che tace di fronte ad una
strage che ha i numeri di una
> vera e propria guerra. Sono sempre più
convinta che la politica europea
> sull'immigrazione
consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi,
> se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi
è
> tuttora l'unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte
in mare
> debba essere per l'Europa motivo di vergogna e disonore. In
tutta questa
> tristissima pagina di storia che stiamo tutti
scrivendo, l'unico motivo di orgoglio
> ce lo offrono quotidianamente
gli uomini dello Stato italiano che salvano
> vite umane a 140 miglia
da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi,
> come è
successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime
> motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi,
ha
> invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette
vengono
> però efficacemente utilizzate pe r sequestrare i nostri
pescherecci, anche
> quando pescano al di fuori delle acque
territoriali libiche.
> Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi
abitanti, con le forze
> preposte al soccorso e all'accoglienza, che dà
dignità di esseri umani
> aqueste persone, che dà dignità al nostro
Paese e all'Europa intera.
> Allora, se questi morti sono soltanto
nostri, allora io voglio ricevere i
> telegrammi di condoglianze dopo
ogni annegato che mi viene consegnato.
> Come se avesse la pelle
bianca, come se fosse un figlio nostro annegato
> durante una
vacanza".
>
> Giusi Nicolini