lunedì 27 giugno 2011

la giornata dell'Africa 25 maggio 2011

LA GIORNATA DELL'AFRICA
25 maggio 2011

di Emanuela Scarponi

In occasione del 48mo anniversario della fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) mercoledì 25 maggio è stata celebrata la ‘Giornata dell’Africa’ promossa dall’IsIAO. La manifestazione ha avuto luogo presso la sede dell’Istituto in via U. Aldrovandi 16A, alle ore 11.00, con l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del Presidente dell’IsIAO, Gherardo Gnoli, e del Corpo diplomatico africano presso il Quirinale.

Sono maturi i tempi per focalizzare l'attenzione sull'Africa che oggi più che mai ci disorienta con il clamore delle sue rivoluzioni scoppiate ovunque nel Nord del continente nell'avvio del processo di democratizzazione. Oggi non è quindi più una scelta per ciascuno di noi interessarsi all'Africa; è l'Africa a bussare prepotentemente alle porte del nostro Paese, attraccando con imbarcazioni di fortuna nei porti dell'estremo Sud del nostro Paese.
In tale quadro l’IsiAO rappresenta un’importante risorsa per il nostro Paese per la sua conoscenza del mondo africano e asiatico, che va certamente valorizzata in una fase storica nella quale questi due continenti stanno assumendo e svilupperanno sempre di più un decisivo ruolo mondiale sia sotto il profilo politico che economico. Rafforzare la sinergia con il Ministero degli affari esteri ed il Parlamento orienterebbe le attività dell’Istituto verso tematiche politiche ed economiche del mondo contemporaneo,usufruendo dell'alta specializzazione di settore che l'Istituto può offrire al Paese e preservandone al contempo il ruolo pubblico in funzione dell’interesse nazionale.
Una rinnovata sinergia tra Isiao, Ministero degli affari esteri e Parlamento sotto l'egida del Presidente della Repubblica offre gli elementi tecnico-scientifici necessari a concepire una politica estera italiana pianificata per l'Africa e l'Asia, necessaria a rispondere alle problematiche attuali facendo tesoro del patrimonio umano e culturale che rappresentano i nostri connazionali residenti all'estero.
In tale prospettiva ed intenti di obiettivi si svolgono gli interventi del Presidente dell'Istituto, Gherardo Gnoli, del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e in rappresentanza del Corpo diplomatico africano presso il Quirinale, del signor Kamara Dekamo Mamadou, Ambassadeur Extraordinaire et Plénipotentiaire de la République du Congo en Italie & Doyen du Corps Diplomatique Africain, riportati in allegato.
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Mi preme ricordare tra gli ospiti d'onore gli allievi del VI Corso di perfezionamento in studi africani, promosso dall'Isiao in collaborazione tra gli altri delle università La Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre e che rappresenteranno risorsa indispensabile per l'approfondimento e la divulgazione della cultura africana in Italia.

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Questa particolarissima Festa dell'Africa presso l'Isiao fa sempre sognare ad occhi aperti per il sapore antico che contiene in sé, sia per le opere d'arte ivi contenute - anche esse certamente da valorizzare tra cui le enormi mappe geografiche dell'epoca coloniale italiana allocate lungo una stretta ala laterale del museo assieme a piccoli cannoni dell'epoca - sia per i lunghi abiti e copricapo dai colori sfavillanti e variopinti indossati dalle imponenti donne africane presenti alla manifestazione, tali da rendere assolutamente autentica l'atmosfera, propria di questo meraviglioso continente.


Vale a questo punto fare un breve excursus sugli antichi rapporti storici che legano la nostra storia a quella del Nord Africa al tempo dei Romani e con i Paesi del Sud Sahara nel Medio Evo.


Cartagine e la cultua afro-romana
Nell'814 a. C., con la fondazione di Cartagine, la fase dell'esplorazione del Maghreb orientale ebbe termine e ne venne avviata la colonizzazione.
La nascita della città punica, chiamata Qart Hadasht (ossia «città nuova») da cui poi il nome Cartagine, è tramandata anche da una leggenda, secondo la quale la principessa Didone, a causa delle discordie politiche maturate a Tiro in Fenicia, si allontanò dalla patria con parte della popolazione e, approdata al lago di Tunisi allora navigabile, vi fondò una nuova città.
Quando, infine, riuscì a impadronirsi di Messina (270), si trovò a contatto diretto con Roma: l'incontro con la città laziale, già allora in piena espansione, si tradusse presto in un lungo conflitto armato che, nonostante le eroiche gesta prima di Amilcare e poi di Annibale, la vide alla fine soccombere per opera di Scipione l'Africano nel 146 a.C.
Per la moderna Tunisia l'età cartaginese non fu solo l'affermarsi di una civiltà di mercanti sensibili al gusto ellenico, ma anche l'avvento di un'epoca cruciale grazie alla quale la regione dei Berberi fu definitivamente integrata nel mondo mediterraneo.
Il predominio di Roma su quella che fu denominata «Africa proconsolare» si risolse, almeno agli inizi, in uno sforzo di contenimento militare delle pressioni provenienti dalla Numidia: la costruzione di una fossa regia tra le attuali Tabarka e Sfax ebbe lo scopo di proteggere la Sicilia.
Lo sviluppo economico dell'Africa romana divenne florido specialmente sotto gli imperatori Flavi e Severi, quando alcune regioni si caratterizzarono per la produzione di grano (attorno a Dougga e Ammaedara) e di olio (nei pressi di Hadrumetum), favorendo la nascita dì numerose città, porti e mercati.
La stessa Cartagine ne subì un influsso benefico: già favorita nella rinascita da Caio Gracco, Cesare e Augusto, nel corso del III sec. d. C. divenne un porto tanto importante da trasformare la città nel secondo centro urbano dell'Impero.
Si sviluppò allora una corrente artistica «afro-romana» che si affermò in particolare nelle composizioni decorative e nei mosaici che possiamo rinvenire ancora oggi nella maggior parte dei siti archeologici dei Paesi del Nord Africa.
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IL MEDIO EVO EUROPEO ED IL GHANA

Il Medioevo non fu affatto un periodo buio, ma al contrario fu un'epoca in cui i commerci, soprattutto marittimi, ebbero uno sviluppo eccezionale e non fu certo l'Islam a bloccare la continuità commerciale del Mediterraneo.
Possiamo infatti considerare in parte errata la teoria di Henri Pirenne riguardo la stagnazione dei commerci tra le sponde del Mare Nostrum dopo l'affermazione dell'Islam nel suo massimo splendore.
Importantissimi furono i contatti che ebbero le principali città marinare (Genova, Pisa, Venezia, Barcellona) con la costa dell'Africa settentrionale e con il Medio Oriente.

I principali porti islamici (importanti per la loro posizione strategica per le rotte commerciali e per ricchezza di prodotti) erano Ceuta, Tunisi, Algeri,Bugìa e Alessandria. E dal Sudan Occidentale proveniva la maggior parte dell'oro che il vecchio continente importava grazie al controllo dei porti sulla costa magrebina.
Le testimonianze riguardo a questo Impero Africano le abbiamo da un grande geografo musulmano del XI secolo El-Bekrì; ed è grazie a lui che si è potuti risalire alla derivazione del nome del regno: Ghana, o Kana nella lingua Malinke significa Capo.
Il Geografo musulmano ci dice che la Capitale del regno, che prende il nome dello stato stesso, era abitata da musulmani convertiti abbastanza recentemente.
La forza dell'Impero africano si basava quasi esclusivamente sull'estrazione di oro che veniva ridotto in polvere e trasportato attraverso tutto il deserto del Sahara fino ai porti della Costa settentrionale Africana per essere caricato in navi mercantili dirette verso i porti europei. Ma vendevano anche il sale, la frutta secca (aveva un valore altissimo nel Medioevo e addirittura veniva usata per scambiarla con l'oro), il corallo e le tinte per tingere i vestiti.

Numerosissimi erano i mercanti che raggiungevano il Sudan Occidentale per trattare direttamente accordi per scambi commerciali e accaparrarsi i migliori prodotti da poter rivendere poi nei mercati europei.
El-Bekrì ci dice anche che l'oro estratto dalle miniere dell'Impero del Ghana era il più puro che lui avesse mai visto.

La maggior parte via carovaniera, detta anche via dell'oro, aveva come inizio appunto il Ghana e arrivava fino alla città di Sijilmassa (e poi a Fez e poi Tangeri o Ceuta) dove fu stabilita una zecca fatimide, coniando monete d'oro contro il potere abbaside; la qualità della moneta era talmente alta e di ottima fattura che venne richiesta fino in Oriente; il successo dei dinar fatimidei di Sijilmassa persero la loro importanza quando la dinastia in Spagna degli Omeiade produssero una nuova moneta che soppiantò quella dei fatimidi.
El-Bekrì ci parla anche della società Ghanese, e ci dice che la potenza economica dell'Impero veniva manifestata con splendidi edifici(in primis il palazzo reale costruito sul Niger, che sottolineavano la grandezza del sovrano e di tutto il regno.
Un altro geografo musulmano sempre dell'XI secolo fu al Idrìsì, che chiamò il territorio del Ghana il "paese dell'oro".
Le descrizioni sul" paese dei Neri" e sull'Impero e sulla sua collocazione geografica (Sudan Occidentale), vennero a conoscenza del Mondo Cristiano grazie all'opera Kitab(di Al Idrisì, in cui si scopre che la popolazione del Ghana era dedita anche all'agricoltura e alla razzia.
Dopo il 1077-1078, anni in cui la Capitale dell'Impero subì un saccheggio distruttivo da parte dei almoravidi che portano ad un declino del Regno inarrestabile, fino al punto che il regno del Mali lo soppiantò completamente.

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Bisogna aspettare il XII secolo per veder riprendere l'economia di tutta l'Europa, perchè ritorna presente l'oro, e di conseguenza si sviluppano i commerci a lungo raggio che erano scomparsi dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente.

Ho voluto evidenziare questi due particolari fasi della storia antica che ci legano all'Africa per dimostrare come in realtà il legame del Mediterraneo è molto antico, molto di più del pensare comune che riduce tutto in termini di immigrazione clandestina e colonialismo, la cui analisi attenta e meticolosa lascio agli studiosi del settore .


La OUA
Per guardare alla situazione attuale, vorrei ricordare la OUA, l'Organizzazione dell'Unione africana, le sue funzioni e la sua evoluzione, nel processo di autodeterminazione dei popoli dei Paesi del Nord Africa in evoluzione, che stanno realizzando il passaggio da regime totalitario a democratico. Auspico che questa Organizzazione oggi più che mai sia potenziata di contenuti e di autorità per accompagnare il processo di modernizzazione, in base ad autogoverno, democrazia, frutto del processo di globalizzazione dovuto ai nuovi mezzi di comunicazione di massa quali Internet ed all'avvicinamento sempre più massiccio degli Africani all'Europa.

Auspico che l'Italia possa, posizionata come è al centro del Mediterraneo, condurre pertanto una funzione guida, tesa a promuovere la cooperazione e lo sviluppo di questi Paesi vicinissimi, capovolgendo il fenomeno di immigrazione clandestina e trasformandolo in un vantaggio per l'Italia, interrompendo questo processo - che sembra irreversibile - di migliaia e migliaia di disperati che rischiano la vita nell'attraversamento del mare con imbarcazioni disagiate, promuovendo in questi Paesi progetti di sviluppo del territorio che possano finalmente rendere vivibili le zone più aride, con l'apporto dei nostri tecnici e scienziati di ogni settore, su cui certamente l'Isiao può contare.

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Allegati)


Discorso del Presidente dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente, Prof. Gherardo Gnoli, in occasione del XLVIII anniversario dell'Organizzazione dell'Unità Africana.
Signor Presidente,
" L'Africa è un continente abitato da una popolazione giovane, orgogliosa delle proprie origini, che ha in sé grandi potenzialità da mettere a frutto nella vita sociale e politica dei Paesi di appartenenza". Queste sono Sue parole, signor Presidente, che Ella pronunciò nel Palazzo del Quirinale, in occasione del 46° anniversario della fondazione della Organizzazione dell'Unità Africana, ora Unione Africana, avvenuta il 25 maggio 1963 ad Addis Abeba. E sono parole che sentiamo come nostre, specie nella ricorrenza di questo 48° anniversario che l'Istituto erede dei più antico partner culturale italiano per l'Africa a livello istituzionale, celebra oggi, come ogni anno, insieme al Corpo Diplomatico africano, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana.
Dal 25 maggio 2010, nella celebrazione del 47° anniversario, alla quale intervenne il Sottosegretario agli esteri Onorevole Stefania Anastasia Craxi, mentre Ella si trovava all'estero per un inderogabile impegno internazionale, molti avvenimenti hanno inciso, alcuni negativamente e altri positivamente, sulla vita del continente africano, confermando quanto sia cruciale per l'Africa il problema della sicurezza e quanto sia fondamentale il ruolo che l'Unione Africana è chiamata a svolgere in questo campo. Lo dimostrano, nell'Africa subsahariana e nel Corno d'Africa, i casi della Costa d'Avorio, del Darfur, di alcune aree della regione del Delta del Niger e della Nigeria settentrionale, dove è rimasta viva la tensione tra comunità musulmane e cristiane, oltre che della Somalia. E vorrei ricordare, a questo proposito, la giornata di riflessione dedicata alla sicurezza in Africa e al ruolo della Unione Africana, che l'Istituto ha organizzato ai primi di maggio in collaborazione con l'Académie des Sciences d'Outre-Mer.
Quanto poi all'Africa settentrionale, stiamo assistendo a profonde trasformazioni caratterizzate da un potente moto popolare mirante all' affermazione di nuove forme di governo rispettose ad un tempo delle singole eredità culturali e delle regole di una moderna e reale democrazia. Si tratta di un moto che si espande all'intero mondo arabo e che merita, richiede ed esige la più ferma solidarietà dei Paesi democratici e di tutti coloro che hanno a cuore un futuro più improntato ai valori dei diritti dell'uomo.
In questo istituto, dal maggio 2010 ad oggi, si è avuta una puntuale continuità nella realizzazione delle attività e dei progetti dei quali si fece parola in occasione della precedente celebrazione. Non staremo quindi a ricordarli ora dettagliatamente. Ci limiteremo a dire che, grazie al contributo del prof. Vanni Beltrami, del Presidente Onorario Sen. Tullia Carettoni Romagnoli e del Professor Gianluigi Rossi, si sono compiuti in realtà concreti passi nel loro avanzamento, anche se ci si è dovuti talvolta misurare con le obiettive difficoltà determinate dalle esigenze della progressiva riduzione della spesa pubblica. Merita inoltre, in un tale contesto, una particolare menzione il progetto di riapertura del Museo Africano, chiuso al pubblico quaranta anni fa, per cui l'Istituto sta interessando, con buone e concrete prospettive, enti privati e pubblici e tra questi in primo luogo il Comune di Roma Capitale, che tra l'altro si è mostrato particolarmente sensibile, insieme al Ministero degli Esteri, a favorire una più ampia attuazione delle potenzialità dell'Istituto. Al Ministro Franco Frattini e al Sindaco Gianni Alemanno va quindi la nostra sincera gratitudine. Per quanto riguarda i vari programmi siamo convinti che restituire a Roma un museo dedicato all'Africa, con una tematica aperta alle attuali esigenze storiche e culturali, ampliandone l'orizzonte originario proprio degli anni Venti del secolo scorso, è una impresa che consideriamo doverosa. Una tale nuova struttura museale dovrà servire, infatti a far conoscere la ricca, complessa e variegata realtà della nuova Africa libera e indipendente.
L'Istituto si sta impegnando a tal fine, ben consapevole, come è, che la sua missione preminente è di carattere culturale, per lo scopo primario che esso ha di promuovere in Italia la conoscenza delle civiltà e delle culture africane e asiatiche, in un quadro di reciproca comprensione internazionale.
Nel proseguire, d'altra parte, questa sua finalità istituzionale, l'IsIAO raccoglie un'eredità specialmente significativa oggi, nel 150° anniversario dell'unità nazionale, dal momento che l'Italia unita, fin dai suoi primi passi, non mancò di dare un nuovo e deciso impulso, nelle università e nelle istituzioni di alta cultura, agli studi e alle ricerche, anche sul campo, concernenti l'Asia e l'Africa Ne è testimonianza eloquente quei che ci rivela la imponente serie di volumi pubblicati tra il 1984 e il 1989 dall'Orientale di Napoli sul tema della conoscenza dell'Asia e dell'Africa in Italia nel secoli XVVTII e XIX grazie ad una iniziativa con cui il Rettore Maurizio Taddei, compianto e operosissimo e prezioso socio del nostro istituto, intese celebrare il 250° anniversario della fondazione del prestigioso Ateneo napoletano, interlocutore e collaboratore insostituibile di questo istituto, Quella eredità, infatti, fu raccolta anche, per quanto riguarda l'Asia, quasi ottant'anni fa dall'ISMEO fondato nel 1933, e per quant origuarda l'Africa, oltre cento anni fa, dall'Istituto Italo-Africano risalente al 1906, ed essa è rimasta costantemente al centro dei programmi dell'IsIAO, formale erede a sua volta dell'uno e dell'altro istituto.
Nella solenne celebrazione odierna, non vorrei sottacere che la situazione in cui si trova oggi la Libia ha fortemente colpito il nostro istituto, che all'amicizia italo-libica si è dedicato in questi anni con una opera intensa e articolata, d'intesa con il Libyan Studies Centre. Essa scaturiva dal seguito che fu dato al Comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio 1998, in cui Italia e Libia affermavano la loro determinazione a sviluppare relazioni bilaterali per promuovere gli interessi comuni e contribuire alla creazione di un'area di pace e stabilità nel Mediterraneo, e successivamente al Processo verbale firmato a Sirte il 5 agosto 1999 dal nostro Ministro degli esteri Lamberto Dini e dal Segretario del Comitato libico per il Collegamento con l'Estero e la Cooperazione Internazionale, Omar Mustafa al-Muntasser. Processo, quest'ultimo, da cui prese le mosse un programma di ricerca storica, affidato alla cura dei professori Salvatore Bono e Gianluigi Rossi, sulle vicende relative ai cittadini libici allontanati coercitivamente dal loro Paese nel periodo coloniale e confinati in alcune isole e in luoghi di pena italiani. Si diede avvio allora ad una serie d'iniziative ~~ seminari, pubblicazioni di studi, realizzazione di opere commemorative - mirate a contribuire al rafforzamento dei rapporti di solidarietà e collaborazione fra Italia e Libia, specialmente nel campo culturale.
Con il contributo del Ministero degli esteri e con la collaborazione del Libyan Studies Centre, l'IsIAO organizzò quindi, tra il 2000 e il 2009 cinque convegni e una mostra fotografica sugli esiliati libici nel periodo coloniale, alle Tremiti, a Favignana, a Ponza, a Ustica e poi a Tripoli, oltre a un convegno sulla Libia nella storia del Mediterraneo, i cui Atti furono pubblicati in un volume monografico della rivista "Africa", a cura di Salaheddin Hasan Sury e di Salvatore Bono. Non solo, ma pubblicò anche ben sette volumi di ricerca storica concernenti l'intera materia. Ora, questo notevole sforzo non lo consideriamo concluso, perché i recenti avvenimenti impongono più che mai la prosecuzione di un'opera di consolidamento e di ampliamento nella collaborazione culturale tra i due Paesi E questo per l'IsIAO è un impegno prioritario.
Mi permetta adesso, signor Presidente, prima che prenda la parola il decano del Corpo Diplomatico africano, S.E. Karaara Dekarno Mamadou, Ambasciatore della Repubblica del Congo, di esprimere, a nome dell'Istituto tutto, il ringraziamento più vivo e sincero al Presidente di turno della Unione Africana, S.E. Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, Presidente della Repubblica della Guinea Equatoriale, che ha inviato un messaggio che sarà letto da S.E. il Ministro per l'integrazione sub¬regionale Baltasar Engonga Edjo. E a tutti gli illustri ospiti, infine, il nostro beneaugurante e riconoscente saluto.
























Projet du discours de Son Excellence
Monsieur KAMARA DEKAMO Mamadou,
Ambassadeur Extraordinaire
et Plénipotentiaire de la République
du Congo en Italie &
Doyen du Corps Diplomatique Africain,
l'occasion de la célébration de la Journée de l'Afrique
Rome, le 25 Mai 2011



Excellence Monsieur le Président de la République ;
- Monsieur le Ministre Equato-Guinéen de l'Integration sous-régionale ;
- Madame la Secrétaire d'Etat aux Affaires Etrangères d'Italie ;
- Excellences Mesdames et Messieurs les Ambassadeurs et Chers Collègues ;
- Distingués invités.
Je suis très honoré de prendre la parole, au nom du Groupe des Ambassadeurs africains près le Quirinal, au cours de cette importante cérémonie consacrée à la commémoration de la Journée de l'Afrique.
Permettez-moi tout d'abord d'exprimer ma profonde gratitude à Son Excellence Monsieur Giorgio NAPOLITANO, Président de la République d'Italie, qui a répondu très volontlers à notre invitation en dépit de son calendrier très chargé.
Votre presence parmi nous, Monsieur le Président, nous honore et temoigne de votre attachement au Continent africain.



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Je voudrais également remercier Monsieur Baltasar ENGONGA EDJO, Ministre de l'Integration sous regionale, pays qui assure la Présidence de l'Union Africaine, d'avoir fait le deplacement de Rome, pour célébrer avec nous cette journée memorable. Il aura, nous sommes stìrs, à nous livrer le message de Son Excellence Monsieur Teodoro OBIANG NGUEMA, Président en exercice de l'Union Africaine.
Je ne saurais continuer mon propos sans traduire toute ma reconnaissance pour Monsieur Jacques DIOUF, Directeur General de l'Organisation des Agences des Nations Unies pour l'Alimentation et l'Agriculture (FAO), pour les actions, près des deux décennies menées aux fins d'atteindre la sécurité alimentaire.
- Excellence Monsieur le Président,
Chaque année, les peuples africains célèbrent la Journée de l'Afrique.
Cet évènement, comme vous le savez, commémore la création de l'Organisation de l'Unite Africaine (OUA), le 25 mai 1963, à Addis-Abeba en Ethiopie, qui est devenue, depuis 2002, l'Union Africaine (UÀ).
Pour les Africains, la commémoration de cette Journée symbolise l'unite, le combat de toute l'Afrique pour sa libération, son développement et la démocratie.
Elle est, par ailleurs, l'occasion à travers laquelle, le Continent a besoin de s'arrèter pour se pencher sur ses réalisations et célébrer son unite, dans la diversité. Mais aussi et surtout de nous projeter dans l'avenir.
4
- Excellence Monsieur le Président,
Nous célébrons cette année, la Journée de PAfrique pendant que PAfrique du Nord se trouve à un moment cruciai dans sa quète de changement. Comme un effet de mode, ces pays sont à la recherche de plus de libertà et de démocratie.
Je souhaite que ces bouleversements tant voulus par les peuples se fassent dans la paix des coeurs et la tranquillité des esprits afin que soient sauvegardées Punite et la cohésion sociale.
C'est à ce titre que nous rendons un hommage mérité à Son Excellence Monsieur le Président de la République et au peuple italien tout entier pour Phospitalité légendaire dont ils ont fait montre lors de Parrivée des migrants, qui ont fui les zones de combat particulierement en Tunisie et en Libye.
Nous remercions aussi Monsieur le Maire de Rome qui, en application de la Résolution n° 91 du 11/12/2009 du Conseil municipal a autorisé la concretisation du Projet « Maison de PAfrique».
Enfin, je manquerais a mon devoir si je n'adressais pas mes vifs remerciements à Monsieur Gherardo GNOLI, Président de l'ISIAO et à son staff, pour leur contribution à la réussite de cette manifestation.



5
- Excellence Monsieur le Président,
- Mesdames et Messieurs,
- Distingués invités,
L'Italie et l'Afrique sont liées par l'histoire, la géographie et une vision commune d'un avenir pacifique, démocratique et prospère pour l'ensemble de leurs concitoyens. Le Groupe des Ambassadeurs Africains apprécie à sa juste mesure, en tant que représentants du Continent, la chaleur de l'amitié entre l'Italie et l'Afrique et le niveau atteint par leur coopération.
Votre beau pays, Monsieur le Président, a en effet une place dans le coeur des Africains. Il est un pays de talent, on y trouve les petites et moyennes entreprises très performantes.
Par rapport à notre niveau de développement, il est évident que le modèle italien nous interesse. Nous avons besoin de votre savoir faire et saisissons cette occasion pour lancer un appel solenne! aux investisseurs italiens pour qu'ils s'engagent davantage en Afrique.
C'est le lieu de saluer vos efforts constants que vous continuez de deployer en vue du renforcement des relations d'amitié et de coopération avec l'Afrique.
• Vive la Journée de l'Afrique,
• Vive la Coopération internationale,
• Vive l'amitié Afrique-Italie.
Je vous remercie.















Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Giornata dell'Africa
(ISIAO, 25 maggio 2011)
Signor Presidente dell'ISlAO, Signor Decano del Corpo Diplomatico Africano
Signori Ambasciatori, Autorità, Signore e Signori
Vi ringrazio per avermi invitato anche quest'anno alle celebrazioni per il 48esimo anniversario della fondazione dell'Unione Africana.
In passato questa giornata era un invito - all'Italia, all'Europa, al mondo - a non dimenticare l'Africa. Oggi non è più così. Oggi è un momento per riflettere insieme quanto il nostro futuro, e penso soprattutto al Mediterraneo e all'Europa, sia legato a quello del continente africano.
I compartimenti stagno, geografici o culturali, hanno via via ceduto il passo a un tessuto mondiale di sempre più fitti rapporti, scambi e vincoli di interdipendenza. Ormai, in questo nostro XXI secolo diversità, pluralità e multilateralismo si impongono definitivamente come tratti salienti delle relazioni internazionali.
L'Africa si colloca pienamente in questo contesto. I primi cinque mesi del corrente anno sono stati caratterizzati da eventi e sviluppi, in Nord Àfrica, in Costa d'Avorio, in Sudan, in Somalia, che sì sono posti e restano al centro dell'attenzione delle Nazioni Unite e della comunità internazionale.
Ma non è soltanto l'attualità, spesso drammatica, a farci guardare all'Africa con rinnovato interesse. In tutto il continente assistiamo a tendenze di fondo nel senso di una crescita nella domanda di democrazia, di rispetto per i diritti umani, di giustizia e di legalità - che accompagnano e sorreggono processi di sviluppo economico e sociale. La stagione delle autocrazie irresponsabili, sorde alla volontà popolare volge al termine ovunque. E in Africa artefici del rinnovamento sono i giovani, le donne, i ceti produttivi emergenti nelle città e nelle campagne.
L'Africa ha voglia dì cambiare in fretta. Da anni, ormai, il tasso di crescita dell'economia ha superato sensibilmente quello di accrescimento naturale della popolazione, trasformando le prospettive di sviluppo. La crescita può giovarsi - grazie anche alla riduzione dei conflitti e scontri armati - di fattori come le enormi risorse naturali, incluse quelle energetiche, e le prospettive aperte dalle nuove tecnologie, in particolare dall'informatica e dalle telecomunicazioni. Assistiamo ad un'ascesa della classe media, con conseguente crescita del ruolo della società civile, allo sviluppo di un'imprenditoria più diffusa e responsabile. Molto resta da fare - mirando a rafforzare la governance democratica - per lo sviluppo delle infrastrutture, per l'espansione del commercio, per l'integrazione' regionale, per la sostenibilità ambientale: e molto resta da fare par aiutare le popolazioni colpite da violenze, pandemie e carestie. Ma è un fatto che l'Africa ha imboccato, sia pure in modo diseguale, la strada di un'evoluzione virtuosa.
Egitto e Tunisia hanno finora superato un passaggio politico e sociale tumultuoso senza traumi gravi, grazie al senso di responsabilità della popolazione e delle autorità. Ci auguriamo che il cammino verso la democrazia prosegua nella complessa e delicata fase di transizione che si è aperta; ci auguriamo che si rafforzi la tutela dei diritti umani e delle minoranze. L'Italia e l'Europa non faranno mancare il loro, sostegno a processi di costruzione istituzionale in quei paesi.
In Libia purtroppo è ancora in atto un duro confronto. L'Italia vi è impegnata per dare piena attuazione alle risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di Sicurezza delie Nazioni Unite. Auspichiamo che chi resiste agli appelli della comunità internazionale e continua a sfidarla desista al più presto, in modo che il popolo libico possa perseguire le sue legittime aspettative di libertà, giustizia e democrazia.
Dopo 20 anni di guerra civile, la crisi somala non deve essere dimenticata. L'instabilità che si riverbera sull'intera regione favorisce fenomeni quali il terrorismo, la pirateria, il traffico di esseri umani. Il referendum sull'autodeterminazione del Sud Sudan si è tenuto nei tempi e modi previsti dagli accordi riconosciuto da tutte le parti con grande senso di responsabilità.
In Africa occidentale, come nel triste esempio della crisi ivoriana sosteniamo le classi dirigenti impegnate con coraggio e lungimiranza a consolidare forme di evoluzione democratica, garantendo trasparenza istituzionale e promuovendo crescita, contrastando tra l'altro lo spreco di risorse minerarie spesso malamente sfruttate. Nello stesso tempo va .combattuta ogni intolleranza religiosa e etnica. Così come vanno contrastate minacce gravi quali l'avanzare della desertificazione, le crisi alimentari e le emergenze umanitarie.
In questo stesso giorno, 48 anni fa, nasceva l'Organizzazione per l'Unità Africana, trasformatasi poi in Unione Africana. Nelle ambizioni dei suoi fondatori 15integrazione regionale doveva essere il vero motore dello sviluppo del continente. Credo che oggi l'Unione inizi veramente a svolgere una funzione aggregante e positiva nelle dinamiche continentali.
Sin dalle sue origini la Comunità Europea fu consapevole dei suoi profondi legami con l'Africa. . Nel maggio 1950 la Dichiarazione Schuman affermava che la messa in comune di mezzi di produzione e la solidarietà che si sarebbe stabilita fra i Paesi membri avrebbe posto l'Europa in grado di realizzare "uno dei suoi compiti essenziali; lo sviluppo del continente africano".
Sessanta anni più tardi questa visione è diventata una necessità reciproca. In un mondo sempre più competitivo, dove non esistono più le rendite di posizione di cui hanno a lungo goduto Europei e Occidentali, il futuro dell'Europa dipende anche dalla capacità di favorire e sostenere una dinamica d'interdipendenza virtuosa e dinamica con l'intero continente africano.
Tale è la prospettiva che fa dell'ormai consolidato dialogo Unione Europea-Africa il perno dei nostri rapporti economici e politici. Questa "indispensabile alleanza" ha superato una fase di prolungata incertezza ed è stata rilanciata in occasione del Summit di Lisbona del 2007, che ha segnato il superamento di uno schema tradizionale di rapporti fra donatori e beneficiari di aiuti, per puntare su un partenariato equilibrato, e su un nuovo mpegno congiunto per promuovere e difendere valori comuni.
L'Italia intende essere un partner privilegiato e disinteressato per l'Africa. Ce lo impongono la storia, la cultura, la vicinanza geografica. Sebbene la crisi finanziaria ci abbia imposto severi vincoli di bilancio, siamo a fianco dell'Africa - con le nostre istituzioni, le nostre imprese, la nostra cooperazione allo sviluppo, per quanto ridotta nei mezzi disponibili, la nostra società civile - non solo per combattere le malattie, per diffondere l'istruzione, ridurre la povertà, ma anche per affrontare le nuove sfide globali come la lotta al terrorismo, il traffico degli esseri umani, il traffico di droga, i cambiamenti climatici.
E' con questo auspicio che mi rivolgo a voi e ai Paesi che rappresentate affinché tutti assieme rinnoviamo l'impegno a lavorare per la crescita complessiva di un continente che grazie alle sue ricchezze naturali e alla sua biodiversità incarna" un'immensa promessa di "speranza di un continente che può divenire un nuovo possente fattore di irradiazione dei valori di libertà e di giustizia.





BIBLIOGRAFIA

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GIARDINA; L'uomo Romano; Laterza 1997
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INTRODUZIONE ALLA STORIA di ROMA ; di Emilio Gabba,Daniele Foraboschi,dario Mantovani,Elio Lo Casio, Lucio troiani;LED( fonte usata da Cornelio Scipione.)
ROMA IMPERIALE,UNA METROPOLI ANTICA; di Elio Lo Cascio; ed.Carocci(fonte usata da Cornelio Scipione.)
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MEDIOEVO
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M.MONTANARI, Storia medievale, Laterza, 2006 ( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Ceuta 1415, alle origini dell'espansione Europea in Africa; di Anna Unali; Bulzoni Editore ( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Storia sociale dell'Europa Medievale; di Otto Brunner" ; Casa editrice: Il Mulino( fonte usata da Cornelio Scipione.)
"Storia d'Europa; di Gherardo Ortalli"( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Studenti e Università degli Studenti; Storia dell'Università; Paolo Brizzi e Antonio Ivan Pini( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Cantieri e tecniche edilizie nel Medioevo; Francesca Romana Stasolla( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Storia D'Europa di Henri Pirenne( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Alla Ricerca dell'oro:Mercanti,Viaggiatori,Missionari in Africa e nelle Americhe(sec.XIII-XVI);di Anna Unali; Bulzoni Editore( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Andar Per Mare:Le navigazioni in Africa di Alvise da Ca' da Mosto, mercante Veneziano al servizio del Portogallo;di Anna Unali; Bulzoni Editore ( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Il Corpo nel Medioevo;di Jacques Le Goff; Editori Laterza( fonte usata da Cornelio Scipione.)
L'Anno Mille:storia religiosa e psicologia collettiva; di George Duby;Piccola bibblioteca Enaudi,Storia( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Il Mondo Musulmano:quindici secoli di storia; di Biancamaria Scarcia Amoretti; editore Carocci( fonte usata da Cornelio Scipione.)
L'Islam nel Pensiero Europeo ; di Albert Hourani; Donzelli Editore Roma (fonte usata da Cornelio Scipione.)
Scritti di Topografia medievale:problemi di metodo e ricerche sul Lazio;Istituto Storico Italiano per il Medioevo;Roma 1996; di:Carbonetti,Carocci,Passigli;Vendittelli( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Scuole,Maestri e istruzione di base tra Medioevo e Rinascimento;il caso Veneziano;di Gherardo Ortalli;Neri Pozza Editore( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Economie urbane ed etica economica nell'Italia medioevale; di Greci,Pinto,Todeschini;Editori Laterza( fonte usata da Cornelio Scipione.)
Storia delle Città Italiane,dal Tardoantico al Rinascimento;di Bocchi, Ghizzoni,Smurra;UTET Università( fonte usata da Cornelio Scipione.)